“The Animal School”: intelligenze multiple e successo formativo

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Nel 1940, un uomo di nome George H. Reavis, delle Public Schools di Cincinnati, Ohio, scrissa una favola intitolata “The Animal School“, la scuola degli animali.
La fiaba, da tempo popolarissima negli Stati Uniti, è utilizzata per spiegare l’esperienza dei diversi stili di apprendimento dei nostri studenti e della funzione del docente-mediatore e trasmettitore che stimola i processi intellettuali dei ragazzi ponendo loro domande, invitandoli a fare paragoni, stuzzicando la loro immaginazione, e soprattutto creando il terreno perché ciascuno possa sempre emergere oltre ogni differenza.
Man mano che la storia di Reavis prende forma e che in ognuno degli animali raccontati riconosciamo le varie abilità di apprendimento dei nostri alunni, ne diventa sempre più chiaro il senso così come la morale di fondo: che il sistema educativo è spesso così poco preparato a riconoscere le potenzialità racchiuse in ognuno dei nostri studenti e ad aiutarli nella maniera più concreta e con strategie più appropriate a farle emergere, anche nell’ambito dell’insegnamento di sostegno per i diversamente abili.
The Animal School” è oggi diventato un video bellissimo e pieno di simbolismo proposto dal sito Raising Small Souls:

clicca su pause o play (questo invece il link per lo zoom)

Come ha scritto di recente Paola Veronesi della SMS Ferraris di Modena – che propone nel suo pdf la favola in italiano – , questa fiaba stronca l’idea di un curricolo prescritto identico per tutti e getta molti dubbi su alcuni elementi del processo didattico:

“Richiedere a tutti i bambini di passare attraverso ad esempio la 4^ elementare imparando gli stessi contenuti, con lo stesso grado di profitto sperato, nega le differenze individuali tra i bambini stessi, tanto quanto il curricolo di attività illustrato nella favola costringe l’anatra a correre e ad arrampicarsi fino alla fine dell’anno scolastico.. Le dannose richieste fatte ai poveri animali dell’apologo di Reavis non differiscono molto da quelle imposte a molti dei nostri alunni, le cui forze e i cui interessi sono ignorati e le cui debolezze sono veri e propri cappi intorno al collo”.

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